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IL MADE IN ITALY? Un valore da tramandare

a cura di Francesca Pavesi


La passione per il bello, il Made in Italy e l’artigianato l’ha ereditata dal suo bisnonno, Giovanni Battista Giorgini. Ma, a tre generazioni di distanza, continua a crederci fortemente. Isabelle Fadigati è la terza generazione della famiglia alla guida di Este Ceramiche Porcellane, storica manifattura veneta di oggettistica per la tavola, che affonda le sue radici nel 1700 e ha tuttora sede nel sito d’origine, nel centro storico di Este, lungo le mura antiche che circondano la città, dietro il Duomo e accanto al canale che un tempo veniva usato per trasportare le materie prime alla fabbrica.


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«Il mio bisnonno era un personaggio molto innovativo per l’epoca: negli anni ’50 aveva un ufficio a Firenze, tramite il quale metteva in contatto clienti stranieri desiderosi di acquistare prodotti Made in Italy. Allora erano in pochi a parlare inglese e ad aver colto il valore dell’artigianato locale, e per questo ebbe un grande successo. Non a caso è stato proprio lui a organizzare la prima sfilata di moda in Italia, a Palazzo Pitti. In realtà, la prima la organizzò nella sua casa nel Giardino Torrigiani, alla presenza di sette compratori americani, ma l’evento riscosse talmente tanto successo che, l’anno successivo, i buyer erano trecento e dovette cambiare location.

Con il sostegno del Comune di Firenze, venne scelta la Sala Bianca di Palazzo Pitti, dove si svolsero anche molte delle edizioni successive.

Aveva un occhio speciale per il bello. Durante un viaggio sui Colli Euganei con la moglie, si innamorò di questa fabbrica di ceramiche, ormai in abbandono dopo la Seconda guerra mondiale. E la riportò in auge. Dopo di lui arrivò mio padre, che entrò giovanissimo in azienda, e infine io».

Isabelle si muove tra travi in legno, stampi antichi – «ne abbiamo trovati tantissimi in azienda e usiamo gli stessi modelli ancora oggi» – forni e ceramiche, da quando è nata.

«Amo questo materiale, perché ti consente di realizzare progetti sempre diversi, personalizzarli e soddisfare tutte le richieste dei clienti. Vederli felici con questi oggetti unici tra le mani è bellissimo».

Sì, perché l’azienda – che lavora per l’80% con l’estero, soprattutto con gli Stati Uniti, da sempre grandi estimatori del Made in Italy – realizza moltissimo su progetti tailor made, fatti ad hoc per ogni cliente, con decorazioni nuove o storiche.

«Abbiamo commesse di ogni genere: dalla coppia di giovani sposi che vuole un servizio di piatti con le iniziali, agli interior designer e alle case di alta moda, che spesso ci chiedono collaborazioni per i loro negozi o per creare linee per la tavola che richiamino i loro tessuti. Fino alle case reali!

Tra i decori che piacciono di più oggi? Senza dubbio l’oro, il platino e tutte le forme legate alla natura: nostri grandi classici».


Ma per ogni oggetto, l’approccio è sempre lo stesso: lavorazione completamente manuale, pezzo dopo pezzo, con grande pazienza e un’attenzione meticolosa al dettaglio e alla decorazione.

«Purtroppo, oggi non è facile trovare giovani che si appassionino a questo mestiere, che invece sa regalare moltissime soddisfazioni ed è in continua evoluzione. Pur essendo profondamente legato alla tradizione, lascia spazio alla ricerca, anche sui materiali. Ad esempio, stiamo lavorando anche con il gres, molto più resistente della ceramica e quindi ideale, ad esempio, per il settore della ristorazione».

E il futuro? Isabelle non ha dubbi: «Mantenere sempre la qualità il più alta possibile e formare i giovani, perché serve un ricambio generazionale. Per questo mi impegno molto a invitare le scuole a visitare la nostra realtà: credo che, come azienda con oltre 250 anni di storia, abbiamo anche una responsabilità culturale nel tramandare e far conoscere questa attività preziosa. Se ci si pensa, i nostri piatti nascono dall’argilla, un materiale povero, semplice, ma che, grazie al lavoro delle nostre mani, si trasforma in un oggetto unico, venduto anche nei negozi sulla Fifth Avenue a New York».



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